Anidride carbonica (CO2): è un indicatore comune per valutare la qualità dell’aria indoor e può indicare la presenza di una ventilazione insufficiente o un accumulo di CO2 dovuto alla presenza di molte persone nell’ambiente confinato. Gli alti livelli di CO2 possono causare sonnolenza, ridotta concentrazione e disagio generale.
Umidità relativa: indica la quantità di umidità presente nell’aria. Umidità troppo alta può favorire la formazione di muffe e acari della polvere, mentre un umidità troppo bassa può causare secchezza delle mucose e irritazione agli occhi.
Temperatura: influisce sul comfort delle persone all’interno degli edifici. Condizioni termiche estreme possono influire negativamente sulla produttività e sul benessere in generale. Temperature troppo alte o troppo basse possono causare disagio termico, affaticamento e stress.
Particelle sospese (PM2.5 e PM10): Le particelle sospese nell’aria possono provenire da diverse fonti, come l’inquinamento atmosferico esterno, l’attività umana, i materiali da costruzione e l’utilizzo di dispositivi elettronici. Livelli elevati di particelle possono causare problemi respiratori e irritazioni agli occhi.
Composti organici volatili (VOC): sono sostanze chimiche volatili che possono essere rilasciate da materiali da costruzione, mobili, prodotti per la pulizia e altre fonti. Alcuni COV possono essere tossici o causare irritazioni delle vie respiratorie. In generale il monitoraggio dei COV nelle scuole e negli uffici dovrebbe essere parte di un approccio più ampio alla gestione della qualità dell’aria interna, che comprenda anche la manutenzione regolare degli impianti di ventilazione, l’uso di materiali a basso tenore di COV e l’adozione di pratiche di pulizia appropriate.