Di seguito un estratto dell’intervista radiofonica con l’ing. Stefano Pili, trasmessa il  4 dicembre 2020, adattata per esigenze di pubblicazione.

Radio Star: Si fa un gran parlare di Smart City ma nel titolo del tuo intervento sposti attenzione sui cittadini, come mai?
Stefano Pili: Il termine“Smart city”, ossia “città intelligente”, è una definizione che riassume in una sola parola un modo di intendere lo sviluppo urbano. Riguarda le relazioni tra le componenti fisiche dell’ambiente urbano, come gli edifici e le infrastrutture, e gli elementi legati alla dimensione umana, come la socialità, l’economia e i servizi.
L’utilizzo di definizioni sintetiche, quasi slogan, non è nuovo. Tra la fine dell’800 ed i primi del 900, si era sviluppato il concetto di città razionalista o funzionalista, in risposta alla necessità di efficienza creata della rivoluzione industriale. Tale modello ha introdotto il disegno della città moderna per zone funzionali, il progenitore dello zoning, ancora in uso nei nostri piani urbanistici. Oppure Howard introduceva il concetto della città giardino inglese come città ideale, che fonde la qualità della vita rurale con i comfort della città moderna post-rivoluzione industriale. La Carbonia della fondazione è un bell’esempio applicato di questi concetti.
Più recentemente, a partire dalla conferenza di RIO del 1992, lo sviluppo urbano sposta fortemente l’attenzione sulle tematiche ambientali. Si introduce il concetto di città sostenibile: capace di “soddisfare i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare i propri”. In questo caso l’uso delle risorse si riferisce ad aspetti ambientali, sociali ed economici concepiti in equilibrio tra loro.
Arriviamo così al concetto di Smart city: nei primi anni 2000 era concepito come sinonimo di città digitale o di città 2.0; nell’ultimo decennio l’intelligenza della città non è più riferita alla sola componente tecnologica, ma sono anche gli obbiettivi ad essere “intelligenti”. La città e le sue infrastrutture tecnologiche non sono intelligenti di per sé, lo sono solo in relazione alle modalità in cui sono utilizzate. Perciò la città è davvero Smart solo se i cittadini diventano utenti consapevoli delle nuove tecnologie e non le subiscono passivamente o peggio ancora le utilizzano in maniera impropria e dannosa.

RS: Tutto ciò, nella pratica attuale come si concretizza? E come si inserisce il progetto sviluppato da Sotacarbo?
SP: Le applicazioni in questo campo sono numerose. Le più diffuse riguardano la mobilità smart pubblica o privata, la digitalizzazione ed ottimizzazione dei servizi resi dalle pubbliche amministrazioni, il miglioramento delle infrastrutture di rete, l’illuminazione pubblica, la sicurezza sanitaria che abbiamo visto all’opera anche in questo periodo di emergenza Covid e tanto altro. Alcune tecnologie hanno raggiunto un buon grado di maturazione e vengono applicate diffusamente, altre hanno un carattere ancora sperimentale, e si ha necessità di sviluppare molti casi studio per la ricerca di metodologie efficaci e ripetibili.
Il progetto Auree sviluppato da Sotacarbo riguarda il tema dell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. Si tratta di un tema molto caro all’Unione Europea, in quanto circa il 40% delle emissioni sono generate dagli edifici e dagli usi a loro connessi. La stragrande maggioranza del patrimonio edilizio europeo è obsoleto. I fattori che ne limitano l’ammodernamento sono le ridotte risorse economiche da investire, ma anche la mancanza di conoscenza delle soluzioni tecnologiche disponibili, la difficoltà all’utilizzo delle possibili forme di incentivazione e la sostanziale mancanza di visione strategica su scala locale. La mancanza di conoscenza incide su tutti gli attori del processo di efficientamento: i cittadini che non conoscono le potenzialità del proprio edificio, le aziende che faticano a stare al passo con l’innovazione tecnologica e la pubblica amministrazione che deve favorire il processo con regolamenti ed incentivi. L’iniziativa è lasciata totalmente ai proprietari delle singole abitazioni , senza una visione complessiva che metta a sistema anche gli altri aspetti della sostenibilità urbana. Il progetto Auree punta a facilitare la diffusione della conoscenza, tramite un portale web basato su mappe, dove sia il singolo cittadino che la pubblica amministrazione possono trovare informazioni sugli edifici della propria città e sulle tecnologie disponibili per l’efficientamento.

RS: Come si rende più “smart” il cittadino in questo progetto?
SP: Il progetto agisce su più livelli cercando di coinvolgere su una stessa piattaforma i principali attori del processo di efficientamento del patrimonio edilizio. Questi attori sono i proprietari degli edifici; i professionisti e le imprese del settore delle costruzioni; l’amministrazione locale. Il portale conterrà una rappresentazione cartografica della città di Carbonia, che sintetizza e riordina le conoscenze già possedute e ma verranno sviluppate anche delle specifiche interfacce di dialogo con la cittadinanza. Cercheremo perciò di coinvolgere i cittadini di Carbonia e dei centri vicini per capire direttamente da loro i problemi concreti del patrimonio edilizio, per capire quale siano le loro preferenze e aspettative riguardo al proprio edificio. Il coinvolgimento avverrà in tre modi: un veloce questionario, che sarà presto disponibile sul sito dedicato al progetto; un questionario più dettagliato e la disponibilità a far effettuare alcune misure nella propria abitazione; un laboratorio per le scuole, dove saranno gli stessi studenti a recuperare le informazioni relative alla propria abitazione. Tutti i dati nel complesso contribuiranno a dare un quadro più preciso sul quale basare programmi e strategie di recupero e di incentivazione di iniziativa comunale.

RS: Perché Carbonia? 
SP: Perché è il luogo ideale per testare uno strumento di questo tipo. Le caratteristiche del patrimonio edilizio della fondazione, che costituisce buona parte della città, sono ben note e studiate. Inoltre l’amministrazione ha sempre mostrato un occhio attento allo sviluppo territoriale, mi riferisco per esempio alla vittoria del premio europeo del paesaggio ottenuta nel 2011. La nostra speranza è che questo primo caso studio possa servire da apripista per l’applicazione di questa metodologia anche in altri centri urbani. Ciò naturalmente dipenderà dal livello di partecipazione dei cittadini di Carbonia, perciò spero siano curiosi e partecipino con interesse al progetto, di cui presto saranno fornite ulteriori informazioni nel sito ufficiale del progetto www.auree.it, oltreché nella homepage della Sotacarbo.