Di seguito un estratto dell’intervista radiofonica con l’ing. Eusebio Loria, trasmessa il 18 dicembre 2020, adattata per esigenze di pubblicazione.
Radio Star: Negli interventi precedenti abbiamo parlato di riqualificazione energetica nell’edilizia e di temi collegati, come la sostenibilità ambientale e il benessere negli edifici. Rimane da capire come possono essere realizzati. Ci aiuta ad orientarci in questo scenario l’ingegnere Eusebio Loria, ricercatore Sotacarbo, al quale chiediamo il perché delle recenti agevolazioni per l’efficienza energetica nel nostro Paese.
Eusebio Loria: In Italia sono presenti circa 12 milioni di edifici residenziali. Circa 2 milioni sono stati costruiti tra il 1971 e il 1980 e più di 6 milioni tra il 1918 e il 1970. Tra questi quasi 800 mila condomìni sono stati costruiti antecedentemente alla prima legge sull’efficienza energetica che risale al 1977. Questi dati mostrano il vasto potenziale in Italia per la riqualificazione energetica degli edifici. Finalmente se ne è preso atto e sono stati messi in campo diversi strumenti per riqualificare e sfruttare meglio questo patrimonio. Quando parliamo di riqualificazione energetica intendiamo qualsiasi intervento che migliori la prestazione energetica dell’edificio. Ad esempio, gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione o la coibentazione delle murature e dei tetti o la sostituzione degli infissi.
RS: Quali sono gli incentivi per realizzare questi interventi?
EL: Per quanto riguarda la riqualificazione edilizia, i provvedimenti più recenti sono rappresentati dai cosiddetti bonus: il bonus casa in vigore dal 2018 sulle ristrutturazioni; il bonus facciate introdotto nel 2020 per il recupero o restauro dell’involucro esterno; dal 2012 è attivo l’ecobonus, prorogato fino al 31 dicembre 2020 che incentiva interventi di sostituzione degli impianti di calore cosi come interventi di riqualificazione globale dell’edificio. Recentemente l’ecobonus è stato per così dire inglobato dal nuovo superbonus del 110%. Ma esistono anche altri strumenti, precedenti e ancora in vigore. Dal 2016 è attivo il cosiddetto Conto termico 2.0. Un meccanismo che promuove interventi di efficienza energetica e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili, che siano effettuati su immobili esistenti. Si rivolge a pubbliche amministrazioni, alle imprese ma anche ai privati. Complessivamente sono disponibili circa 900 milioni di euro l’anno. Supponiamo di dover installare una nuova caldaia. L’incentivo ottenibile tramite il Conto termico 2.0 varia in funzione della classe di merito della caldaia e della zona climatica (cioè, a parità di classe di efficienza, più la zona è fredda, maggiore sarà l’incentivo). L’incentivo che si riceve è di natura economica e non fiscale, pertanto si ottiene tramite bonifico bancario sul proprio conto corrente, erogato direttamente dal Gse (il Gestore dei servizi energetici). Nel 2014 era stato istituito anche il Fondo nazionale per l’efficienza energetica per favorire quegli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi italiani in questo settore. Gli interventi devono riguardare: la riduzione dei consumi di energia nell’industria, l’efficientamento di servizi e delle infrastrutture pubbliche e la riqualificazione energetica degli edifici. I fondi stanziati nel biennio 2019-2020 ammontano a 310 milioni di euro di cui il 20% è riservato alla pubbliche amministrazioni.
RS: In cosa consiste l’eco bonus?
EL: L’eco bonus è un incentivo orientato alla prestazione degli edifici, quindi a ridurre i consumi energetici. Un requisito fondamentale per ricevere l’incentivo è che tutti i prodotti che si acquistano abbiano un livello tecnologico piuttosto elevato. Proprio ad ottobre 2020, sono stati introdotti parametri tecnici più stringenti e limitazioni delle spese massime ammissibili. L’incentivo è di natura fiscale e si calcola sulla somma di tutte le spese effettuate per la realizzazione dell’intervento, quindi la fornitura, la posa in opera, le opere murarie e l’onorario del professionista. Può essere richiesto da tutti (privati, aziende, onlus) a esclusione della pubblica amministrazione, su tutte le categorie di immobili di proprietà ad esclusione delle nuove costruzioni. Le aliquote di detrazione, rinnovate anche per tutto il 2020, sono quelle degli anni scorsi: il 50 o il 65%. Agli interventi su singola unità immobiliare di sostituzione della caldaia (almeno di classe A), degli infissi e delle schermature solari, spetta una detrazione del 50%; mentre godono di una detrazione del 65% l’isolamento interno degli appartamenti (coperture e pavimenti), l’installazione di un nuovo generatore di calore ad alta performance, o di solare termico e pompe di calore, così come i cosiddetti interventi di domotica performanti, cioè per il controllo a distanza degli impianti. Per quanto invece riguarda la riqualificazione globale di un edificio, questa è sicuramente la tipologia di interventi più auspicabili e a cui sono riconosciute le detrazioni più elevate; questo perché la riqualificazione globale comporta dei vantaggi maggiori, potendo arrivare, a una riduzione dei consumi pari anche al 60%. Sugli interventi sulle parti comuni è prevista l’aliquota del 70% se si riesce a guadagnare una classe energetica, tramite l’intervento globale, e addirittura del 75% se si saltano due classi. L’incentivo si recupera in 10 rate annuali sulla propria dichiarazione dei redditi; in alternativa è possibile cedere il credito fiscale maturato ad altri soggetti (incluse le banche). Oltre alla cessione del credito fiscale, esiste un’altra opzione, che deve essere proposta dal venditore o installatore, il cosiddetto “sconto in fattura”.
RS: Sconto in fattura e cessione del credito: di cosa si tratta?
EL: Al posto della detrazione fiscale in 10 anni si può scegliere di ottenere uno sconto in fattura, applicato direttamente dal fornitore, fino a un massimo dell’importo ammesso all’incentivo. Ad esempio, se si esegue un intervento di ristrutturazione che costa 10.000 euro, che dà diritto a una detrazione del 50%, si pagheranno solo 5.000 euro al fornitore. La cessione del credito è invece uno strumento pensato per risolvere i problemi attualmente più ricorrenti nel caso di grandi spese che riguardano un condominio. Uno dei problemi che di fatto ostacolano maggiormente la riqualificazione di questo tipo di edifici è la difficoltà a raggiungere l’accordo tra tutti i condomini per spendere somme di denaro piuttosto rilevanti. E’ quindi possibile che, per esempio all’interno del nostro condominio, ci siano delle persone di una certa età, che non vedano nella detrazione fiscale così a lungo termine un vantaggio, o alcuni che non abbiano materialmente la somma richiesta, o altri ancora che potrebbero aver intenzione di spendere in modo diverso i propri soldi. Si può allora cedere il diritto di detrazione o all’azienda che ha fatto o che farà i lavori o ad altre aziende che in qualche modo sono coinvolte.
RS: Quali sono le differenze col bonus casa?
EL: Il bonus casa, al contrario dell’ecobonus che è un incentivo orientato al miglioramento della prestazione energetica, è un incentivo orizzontale, cioè destinato a interventi che possano migliorare la classe energetica senza però arrivare al massimo punteggio. L’aliquota fiscale prevista dal bonus casa è pari al 50% e sono ammessi all’incentivo gli interventi di manutenzione eseguiti sulle singole unità immobiliari e quelli eseguiti sulle aree comuni condominiali. La detrazione spettante è applicabile a un massimo di spesa di 96.000 euro, quindi con un importo detraibile massimo pari a 48.000 euro.
RS: Nel 2020 è stato introdotto anche il nuovo bonus facciate. Quali sono i suoi vantaggi?
EL: Il bonus facciate nasce con l’obiettivo di migliorare l’aspetto di edifici che si trovano nelle zone centrali delle città e riguarda la riqualificazione delle facciate. Se si interviene sulla singola facciata e se si esegue una semplice tinteggiatura, pulitura o rimessa a punto dell’intonaco, si può ottenere un’aliquota di detrazione fiscale pari al 90% per le spese sostenute nel 2020. Se l’intervento riguarda più del 10% della superficie esterna totale dell’intero edificio (ad esclusione della superficie delle finestre), allora mi devo preoccupare di intervenire anche sotto l’aspetto energetico.
RS: Il superbonus fiscale è stato presentato come uno degli strumenti più importanti per rimettere in moto l’economia dopo il lockdown. Su quali presupposti si basa?
EL: Ci tengo a sottolineare che il superbonus è sicuramente una misura che consentirebbe una notevole accelerata al percorso di transizione energetica, e non solo il rilancio economico post coronavirus. L’obiettivo basilare non è occupare suolo ma riqualificare il patrimonio edilizio esistente. E’ uno strumento che gli operatori hanno sempre desiderato per dare impulso al settore edilizio. Non a caso la misura è stata ideata ben prima della pandemia, a prescindere dall’attuale situazione di crisi. La filosofia da cui nasce si fonda su come affrontare la crisi ambientale e climatica e trae i presupposti dal green new deal, una strategia politica e economica a livello europeo, basata sulla considerazione che attualmente non è più possibile invertire la rotta per ridurre le emissioni di gas serra se si vogliono evitare in futuro brutte conseguenze sull’ambiente. Per dare impulso a questo meccanismo, occorrerà ridurre i consumi energetici o convertire in un modello sostenibile ad impatto zero o quasi zero tutto ciò che oggi consuma energia, e quindi anche le nostre case. Non è un caso se il governo è intervenuto sull’edilizia che è un settore in grado di apportare un beneficio economico per tutti.
RS: Quindi, cos’è in pratica il superbonus?
EL: Un incentivo rinforzato, così è stato definito. L’idea alla base è di estendere al 110% la detrazione già prevista dall’ecobonus. È applicabile alle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per l’efficientamento energetico degli edifici e, anche se non di interesse per le abitazioni sarde grazie alla nostra storia geologica, per l’adeguamento sismico degli stessi. In pratica, il superbonus è stato subito percepito come l’opportunità di fare i lavori in casa e in condominio “gratis”, ed in effetti l’obiettivo del governo era certamente quello di dare uno stimolo generalizzato alla ripresa dell’edilizia. Le modalità per beneficiarne sono tre: detrazione fiscale in cinque quote annuali sulla dichiarazione dei redditi; sconto in fattura o cessione del credito ad altri soggetti. Per accedervi, è obbligatorio ottenere un miglioramento dell’immobile che comporti almeno il salto di due classi di efficienza energetica o della classe più alta nel caso di edifici in classe B o A.
RS: Come funziona?
EL: Un esempio può aiutare: una famiglia che vuole ristrutturare la propria abitazione, e che richiede il superbonus del 110%, avrà la possibilità di detrarre dalle tasse, nei 5 anni successivi, una cifra maggiore del 10% rispetto ai costi sostenuti per realizzare i lavori. Quindi di fatto realizzerebbe i lavori a costo zero ottenendo addirittura un guadagno del 10%: a fronte di una spesa di 20.000 euro, si otterranno 22.000 euro di detrazione, pari a 4.400 euro annui recuperati nelle 5 dichiarazioni dei redditi successive ai lavori. Se la famiglia non ha la possibilità economica per affrontare la spesa richiesta, potrà cedere la detrazione, che diventerà credito di imposta, all’impresa che ha svolto o svolgerà i lavori. Quest’ultima dovrà emettere una fattura pari a zero, avendo un credito superiore rispetto ai costi sostenuti. L’impresa a sua volta potrà usare il credito per scontarlo dalla tasse oppure potrà cederlo a un istituto bancario o assicurativo ottenendo immediatamente liquidità. Anche le banche e gli istituti di credito ovviamente ci andranno a guadagnare. In questo senso il superbonus riguarda cittadini, imprese e banche ed è un meccanismo circolare. Quindi il risultato potrà ottenersi solo se tutti faranno il proprio dovere. La sostenibilità in questo modo non è più a carico solo della collettività ma è distribuita nei doveri e nei vantaggi a tutti gli attori in gioco. Il governo ha voluto creare un meccanismo virtuoso di mercato in cui i cittadini che effettueranno i lavori non sono tenuti a esborsare denaro, le imprese lavoreranno di più grazie agli incentivi, gli istituti di credito e le grandi imprese pagheranno meno tasse e lo stato vedrà aumentare l’occupazione, il Pil e contemporaneamente la sostenibilità degli edifici.
RS: Quali sono le tipologie di lavori previste?
EL: Gli interventi finanziabili si distinguono in “trainanti”, che sono necessari ed indispensabili per ottenere il beneficio fiscale al 110%, ed “trainati”, che beneficiano della detrazione al 110% solo se compiuti in abbinamento ai primi. In particolare, gli interventi indispensabili per accedere all’incentivo riguardano l’isolamento termico delle superfici opache (ossia i muri, i pilastri e i tetti), la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e gli interventi antisismici. Per quanto riguarda l’isolamento termico è necessario utilizzare materiali che rispettino i cosiddetti criteri ambientali minimi e eseguire il cappotto su più del 25% della superficie dell’edificio interessato. Il superbonus spetta anche per gli interventi “trainati”, anzitutto tutti quelli rientranti nell’ecobonus e poi anche l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, l’installazione di impianti solari fotovoltaici e l’installazione di sistemi di accumulo (batterie) integrati negli impianti fotovoltaici. Il superbonus non spetta per interventi su abitazioni signorili, ville e castelli. Nell’ambito del progetto Auree sono stati messi a punto dei questionari per il rilevamento dei dati sulle strutture, sui consumi e sul comfort degli edifici. Questi questionari hanno anche l’obiettivo di dare delle indicazioni ai cittadini per orientarsi nella scelta degli interventi da realizzare oltre ad avere un quadro iniziale di come si vive l’edificio. In altre parole, i questionari consentiranno a chi li compila di avere dei veri e propri suggerimenti sugli interventi già prima di rivolgersi al tecnico.
RS: Esistono limiti di spesa per ottenere la detrazione?
EL: Sì. Per gli interventi di isolamento termico, il tetto di spesa è pari a un massimo di 50 mila euro, da valutare poi per il singolo caso; per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale, il tetto di spesa è pari a un massimo di 30 mila euro; per i pannelli solari: il tetto di spesa è pari a un massimo di 48 mila euro mentre per i sistemi di accumulo integrati con il fotovoltaico il limite di spesa è valutato in base alla capacità di accumulo delle batterie.
RS: Chi può usufruirne?
EL: In generale, possono usufruire del superbonus i cittadini che abitano l’immobile ma non ci lavorano, i condomini, gli istituti autonomi di case popolari Iacp, le Onlus, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e le società sportive dilettantistiche, sulle parti di immobili destinati a spogliatoi. Non occorre essere proprietari dell’edificio oggetto dell’intervento, infatti possono beneficiare dell’agevolazione fiscale anche coloro che godano di usufrutto, i nudi proprietari e gli affittuari che abbiano il consenso del proprietario.
RS: Quali risultati ci si aspetta da queste misure?
EL: Diamo qualche numero per far comprendere l’ordine di grandezza dell’intervento e dei risultati attesi. L’ecobonus esistente ha mosso investimenti per circa 3 miliardi e mezzo di euro, registrando un totale di 300 mila interventi di efficientamento energetico con un risparmio cumulativo di 100 milioni di MWh sui consumi. Per quanto riguarda il superbonus abbiamo a disposizione solo delle proiezioni, riportate di recente dal Sole 24 Ore: quasi un individuo su due è intenzionato a richiedere l’agevolazione al 110%, il 55% degli italiani ha dichiarato di voler usufruire del bonus per il condominio in cui risiedono, mentre il 29,3% lo utilizzerà per la casa unifamiliare di residenza. Più di un italiano su due pensa di ricorrere al superbonus per l’intervento di isolamento termico (cappotto), numeri che salgono tra i residenti del sud e delle isole. Sempre tra chi pensa di utilizzare l’agevolazione, più del 30% degli italiani ha intenzione di sostituire l’impianto di climatizzazione invernale con impianti centralizzati a condensazione. I risultati per il nostro Paese saranno molteplici. Anzitutto rendere un condominio meno inquinante e capace di produrre energia invece di consumarla. Poi anche stimolare le aziende che lavorano nel settore, incentivare la creazione di posti di lavoro, incrementare il valore dell’immobile, renderlo più confortevole per chi lo abita e avvantaggiare i cittadini grazie al risparmio in bolletta. Il 70 % del patrimonio italiano è costituito da edifici appartenenti alle ultime tre classi di prestazione energetica e solo il 12 % ha una classe energetica elevata. Quindi l’incentivo porterà sicuramente all’ammodernamento del patrimonio immobiliare e a un risparmio energetico consistente.