Di seguito un estratto dell’intervista radiofonica con l’ing. Francesca Poggi, trasmessa il  20 novembre 2020, adattata per esigenze di pubblicazione.

Radio Star: Consumi e Comfort: quante volte vi sarà capitato di ascoltare lamentele per gli eccessivi consumi energetici? Ma come è possibile risparmiare e nello stesso tempo migliorare gli edifici e il benessere di chi li occupa?
Francesca Poggi: In Italia quasi il 40% del consumo energetico finale è determinato dagli edifici e tre su quattro non sono abbastanza efficienti. La riqualificazione energetica è una priorità per due aspetti: diminuire l’impatto ambientale e ridurre la bolletta energetica delle famiglie. Questi aspetti si coniugano con un terzo obiettivo: il benessere di chi vive negli edifici. Deve essere il perno su cui ruota una buona riqualificazione o progettazione, altrimenti parliamo di una semplice ristrutturazione come se ne vedono tante. Benessere ed efficienza sono invece un binomio imprescindibile degli interventi di riqualificazione. Partiamo dalla considerazione che la maggior parte delle persone trascorre gran parte del tempo in ambienti chiusi, sia a casa che a lavoro: il benessere degli occupanti è determinante per la qualità della vita, e proprio per questo rappresenta uno degli aspetti più studiati nella progettazione degli spazi interni.
È fondamentale che la progettazione di opere di manutenzione o di ristrutturazione di un edificio, come ad esempio la sostituzione degli infissi, parta dalle esigenze di chi occuperà l’ambiente. È stato infatti più volte riscontrato come interventi efficaci dal punto di vista energetico avessero effetti negativi sulla qualità del microclima all’interno dell’abitazione.
Un esempio per chiarire: gli infissi moderni garantiscono una maggior tenuta e quindi è vero eliminano gli spifferi, ma questa maggior tenuta può anche provocare un insufficiente ricambio d’aria, l’aumento dell’umidità interna con la possibile formazione di muffe, o ancora il surriscaldamento degli ambienti nei periodi di non climatizzazione, oppure l’incremento della domanda energetica per la climatizzazione estiva. Il punto è che i consumi di energia per riscaldamento, climatizzazione e illuminazione di un edificio sono direttamente influenzati dal livello di comfort ambientale e vivere bene la propria casa non è solo uno stato d’animo ma significa anche risparmiare sia in termini di energia che di emissioni, che saranno minori proprio perché servirà meno energia per riscaldare o rinfrescare l’edificio.

RS: Alla luce di queste considerazioni, in che modo il benessere microclimatico può incidere negli ambienti di lavoro, come ad esempio scuole e uffici?
FP: Il livello di comfort percepito nei luoghi di lavoro e nelle scuole – legato alle condizioni microclimatiche, come ad esempio livelli di temperatura, umidità, sbalzi d’aria ed illuminazione – è un aspetto che viene quasi sempre sottovalutato e poco considerato. Condizioni di disagio prolungate, come ad esempio troppo caldo o troppo freddo, possono avere ricadute significative sulla salute fisica e psicologica dei lavoratori e degli studenti. Anche la qualità dell’aria ha una rilevanza decisiva. Pensiamo alla scuola: è il luogo dove i bambini trascorrono gran parte del proprio tempo e la qualità dell’aria interna peggiora tanto più velocemente quanto maggiore è la presenza di persone che si trova in quell’ambiente per un tempo prolungato.
A questo proposito il ricambio d’aria all’interno delle classi è fondamentale per garantire una buona qualità dell’aria interna soprattutto in assenza di un sistema automatico di ricircolo d’aria. Diversi studi hanno mostrato come elevati livelli di concentrazione di anidride carbonica penalizzino in maniera pesante le persone esposte a tali condizioni. Si registrano, infatti, rendimenti inferiori anche al 50% rispetto a chi si trova in una stanza con un ricambio costante dell’aria.
È importante quindi monitorare questo aspetto che apparentemente potrebbe sembrare secondario. È altrettanto vero che la qualità dell’aria interna è influenzata anche dal comportamento dei singoli. Per intenderci, se all’interno di una classe si ha uno scarso ricircolo d’aria che porta ad avere condizioni di aria viziata, basterebbe aprire di tanto in tanto porte e finestre per migliorare la qualità dell’aria. Questo concetto è estendibile anche a tutti gli altri ambienti di lavoro, come ad esempio gli uffici. Altro aspetto di cui bisogna tenere conto è l’illuminazione sia naturale che artificiale all’interno degli ambienti di lavoro. Deve essere garantita una buona visibilità per evitare di appesantire la vista e situazioni di disagio come il mal di testa.

RS: Quali sono le indagini sviluppate da Sotacarbo in questo ambito?
FP: Con l’Energy team del quale faccio parte, dal 2015 facciamo attività di diagnosi energetica e analisi microclimatica negli edifici pubblici. Negli ultimi anni abbiamo condotto diversi monitoraggi microclimatici all’interno di scuole, musei ed edifici pubblici nel territorio di Carbonia per valutare sia la qualità degli ambienti che la percezione di chi li vive.
Nel 2017, a cavallo dei mesi di febbraio e luglio, abbiamo fatto delle campagne di rilevazione all’interno dell’istituto comprensivo della scuola primaria di Is Gannaus e di Is Meis, attrezzando aule, mense e androni con centraline microclimatiche, sensori capaci di misurare in continuo, h24, parametri come la temperatura, l’umidità, la concentrazione di anidride carbonica, la temperatura emessa dalle pareti perimetrali e la velocità e la direzione delle correnti d’aria. Queste variabili sono state monitorate sia in assenza che in presenza degli occupanti, per valutare l’incidenza degli alunni e del personale scolastico sui risultati ottenuti. Unitamente alle indagini strumentali, al personale scolastico sono stati somministrati dei questionari per valutare lo stato di benessere percepito all’interno degli ambienti. L’elaborazione dei dati ha permesso di ottenere una serie di indici relativi alla qualità dell’aria interna e del comfort termico e di confrontarli con le risposte individuali ottenute dai questionari.
In estrema sintesi posso dire che le temperature all’interno degli ambienti monitorati rientravano all’interno di un range di valori accettabile, per intenderci temperature dell’ordine dei 20-21 °C. Tuttavia, proprio perché il benessere termico è un fattore fortemente soggettivo, anche in questo caso si sono evidenziate discordanze tra i risultati definiti dalle analisi strumentali e le risposte ai questionari.
Anche l’illuminazione è risultata essere disomogenea, ma l’aspetto più critico ha riguardato la salubrità dell’aria, infatti in tutti gli ambienti di entrambi gli edifici scolastici si sono registrati valori di anidride carbonica molto elevati che hanno evidenziato la mancanza di un sistema di circolazione forzata dell’aria o di ricambi adeguati, che possono portare a sonnolenza e a deficit di attenzione.
Un’altra indagine interessante che abbiamo condotto su questo tema ha riguardato i due grandi edifici che ospitano il museo dei Paleo Ambienti Sulcitani e il museo del Carbone, situati nell’area della Grande Miniera di Serbariu. Si tratta di edifici risalenti alla prima metà del 900 e all’epoca adibiti ad ospitare la lampisteria ed uno dei locali dell’ex-officina a servizio della miniera.
Entrambi gli edifici sono stati oggetto di restauro che ne ha risanato e rinnovato l’involucro edilizio e ne ha adeguato la dotazione tecnologico impiantistica alle esigenze di area museale.
Anche in questo caso i paramenti di comfort rilevati nelle aree adibite ad uso ufficio sono risultati distanti e discordanti dalla normativa di riferimento. Ma stavolta, in entrambi gli edifici, le rilevazioni degli strumenti sono coincise con le risposte ai questionari.

RS: Gli studi che avete portato avanti in questi ultimi anni nell’ambito del monitoraggio microclimatico, e che ci ha brevemente raccontato, in che modo possono contribuire al miglioramento delle condizioni di comfort all’interno degli edifici?
FP: È sempre valido l’assunto “Monitorare per migliorare”. Il che significa che per poter accrescere il benessere degli occupanti è necessario indagare. Le indagini microclimatiche che abbiamo condotto hanno consentito di mettere in luce le criticità relative agli ambienti monitorati e il disagio termico percepito da chi li occupa e i risultati ottenuti rappresentano un punto di partenza per una possibile riqualificazione energetica degli edifici monitorati e potranno guidare le amministrazioni o chi di competenza verso gli interventi che più si adeguano alle condizioni di comfort rilevate in quegli edifici.
Il progetto Auree, Abaco urbano energetico degli edifici, che la Sotacarbo sta sviluppando in collaborazione con l’Università di Cagliari, riguarda il tema dell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. Obiettivo finale del monitoraggio e delle azioni successive è proprio far fronte alla riduzione dei consumi termici, al miglioramento del comfort all’interno delle abitazioni e alla diminuzione della richiesta di energia elettrica nel settore.

RS: Perché ad oggi il tema del benessere microclimatico pur essendo così importante viene sottovalutato o comunque poco trattato?
FP: Perché è legato a una percezione soggettiva ed è quindi difficile da quantificare. Non solo. C’è anche l’elemento economico. Se in un ufficio fa troppo caldo o troppo freddo è necessario probabilmente intervenire sulla struttura: ad esempio con la realizzazione di un capotto termico o con la sostituzione degli infissi, oppure adeguando l’impianto di climatizzazione con uno più efficiente; entrambi interventi che richiedono un esborso economico considerevole e questo potrebbe essere un problema.
Il fatto che il benessere microclimatico all’interno di un ambiente di lavoro sia legato alla buona volontà del datore di lavoro o di quanti dovrebbero intervenire è un grande limite. Tuttavia, il fatto che adesso se ne parli è già un passo in avanti e un buon auspicio per gli anni a venire, nei quali magari la buona volontà di qualcuno sarà anche supportata da un sistema legislativo più aggiornato alle nuove esigenze.