Lo scambio sul posto è una particolare forma di autoconsumo in sito che consente di “bilanciare” l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione. Nello scambio sul posto, in pratica, si utilizza il sistema elettrico come strumento per l’immagazzinamento “virtuale” dell’energia elettrica prodotta ma non contestualmente autoconsumata.

Una volta acquistato un impianto fotovoltaico residenziale, escludendo i casi in cui si usufruisce del Superbonus, la procedura è la seguente: l’impianto viene installato, si ottiene l’autorizzazione dal gestore di rete e si richiede al GSE lo scambio sul posto. Le informazioni da fornire per l’accesso allo scambio sul posto sono poche, la procedura è snella e il cliente ottiene un buon prezzo per l’energia immessa in rete. Tutto questo sta per cambiare.

A novembre 2021 è stata recepita la direttiva RED II ( D. Lgs. 8 novembre 2021, n.199) che apporta novità che avranno un notevole impatto su chi opera nel settore del fotovoltaico residenziale. Tra queste spicca la soppressione di uno dei meccanismi più apprezzati dagli operatori del fotovoltaico: lo scambio sul posto.

Questo meccanismo è apprezzato:

  • dai professionisti del settore, in quanto gli adempimenti burocratici richiesti sono pochi e relativamente veloci, specialmente se comparati ai precedenti schemi di incentivazione;
  • dai privati, in quanto rende l’acquisto di un impianto fotovoltaico un investimento redditizio.

Infatti grazie a questo incentivo e considerata la diminuzione dei prezzi dei componenti, il numero degli impianti fotovoltaici in Italia ha registrato una forte crescita (Fig.1).

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Figura 1 - Fonte GSE - Solare Fotovoltaico - Rapporto Statistico 2022

Nonostante il successo dello scambio sul posto, il 30 novembre 2021 ne è stata annunciata la soppressione. Decorsi tre mesi dall’entrata in vigore del Decreto Red II, non sarà più possibile stipulare nuovi contratti di Scambio sul Posto. Solo gli impianti che già ne fruiscono potranno continuare a goderne fino a dicembre 2024.

La fine dello scambio sul posto genera incertezze intorno al ritorno economico degli impianti installati recentemente: rischia di mettere in discussione la profittabilità e, di conseguenza, la pianificazione delle nuove installazioni previste. D’altra parte, potrebbe essere un incentivo per l’installazione di sistemi di accumulo di energia con un conseguente guadagno di autonomia dei consumatori da altre fonti energetiche. Il superamento di questo meccanismo è stato voluto dal legislatore per fare spazio a un altro tipo di incentivo, quello per le comunità energetiche. Gli schemi incentivanti per la condivisione di energia (nelle declinazioni di CER – Comunità Energetiche Rinnovabili e AUC – Auto-consumatori Collettivi), sono ormai destinati a diventare il nuovo paradigma per lo sviluppo della generazione distribuita da fonti rinnovabili. Lo scambio sul posto, quando è stato proposto, aveva una sua ragion d’essere, che ormai è stata superata da nuove possibilità. Una soluzione per ottenere efficienza e risparmio energetico ed economico, sono appunto le “Energy Community”- CER e AUC.

È quindi cruciale per chi opera nel settore del fotovoltaico informarsi su questo tema per supportare i propri clienti.

Quale convenienza hanno le CER rispetto allo scambio sul posto?

Un aspetto fondamentale per valutare la convenienza dello scambio sul posto è quello economico. Il primo punto è che l’energia prelevata dalla rete viene regolarmente pagata in bolletta. Questo comporta un esborso bimestrale, in attesa del rimborso dell’energia immessa. La compensazione economica per l’energia immessa si chiama contributo in conto scambio e viene erogata annualmente in due soluzioni, acconto e conguaglio, una ogni sei mesi, a fronte di una misurazione mensile dei kWh immessi.

Già da queste brevi considerazioni è evidente che sia più conveniente la scelta dell’autoconsumo individuale e collettivo, a maggior ragione con l’ausilio di sistema di accumulo, perché garantiscono dei risparmi immediati e notevoli, visibili da subito nelle bollette. Inoltre Il contributo in conto scambio è circa dal 30 al 40% più basso della somma delle bollette e dell’energia venduta al Gestore, anche perché viene esclusa buona parte di oneri e imposte.

Quindi, oltre a dover pagare la bolletta ogni due mesi, si riceve solo a fine anno un contributo economico più basso dell’esborso effettivo sostenuto nel corso di 12 mesi.

L’autoconsumo invece permette in primo luogo di non spendere soldi per l’energia consumata, soprattutto nel caso di un’impianto con sistema di accumulo. Questa soluzione permette di aumentare l’autoconsumo istantaneo in media fino al 70%, ma anche del 100% in certi periodi dell’anno.

Ma soprattutto, l’autoconsumo collettivo consente di pagare l’energia ricevuta dagli altri membri della Energy Community a prezzi concorrenziali, ed equi, perché lo scopo delle comunità energetiche non è il profitto, ma un beneficio collettivo ambientale, sociale ed economico.

Il Gestore definisce lo scambio sul posto come una forma di autoconsumo non istantaneo, come se si stia accedendo a una batteria di accumulo virtuale. Ma in realtà l’energia tradizionale acquistata dalla rete raggiunge le nostre case percorrendo grandi distanze, con dispersioni e quindi sprechi energetici durante il trasporto.

Analogamente, l’energia riversata in rete non ha già una destinazione d’uso, ma viene conservata in movimento nella rete, con uno spreco maggiore rispetto all’autoconsumo istantaneo. Quindi che l’energia sia in entrata o in uscita dalla rete di distribuzione elettrica lo spreco sarà sempre maggiore rispetto a un’energia prodotta e consumata a km 0.

Nel caso dell’autoconsumo collettivo delle comunità energetiche, la dispersione energetica è minima perché l’autoconsumo è istantaneo: lo scambio di energia con altri privati in una rete intelligente è possibile grazie ai diversi profili energetici dei partecipanti all’Energy Community, che permettono un bilanciamento dei consumi in tempo reale e l’abbattimento della dispersione energetica. Senza contare che lo scambio avviene sempre all’interno dell’area della stessa cabina di trasformazione della tensione, quindi in un raggio ristretto che conferma l’assenza di spreco.

Qual è la fonte dell’energia prelevata dal GSE in caso di accordo per scambio sul posto?

Il Gestore non permette di gestire l’energia in modo autonomo e libero: lo scambio sul posto non garantisce assolutamente il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili, come quella prodotta o prelevata da una Energy Community. Con tutta probabilità l’energia prelevata dalla rete proverrà anche da fonti tradizionali, non eco-sostenibili nel lungo o medio termine.

Quali alternative allo scambio sul posto esistono al momento?

Il Ritiro Dedicato è un’alternativa. Mentre lo scambio sul posto è un meccanismo di compensazione tra prelievi e immissioni di energia dalla rete, il Ritiro Dedicato prevede che l’energia prodotta in eccesso dall’impianto fotovoltaico venga acquistata dal GSE. Il GSE corrisponde una somma di denaro ad ogni singolo produttore di energia ad un determinato prezzo per ogni kWh immesso in rete. In questo caso il GSE è quindi un acquirente intermediario tra il produttore e il mercato dell’energia. Il prezzo per il ritiro dell’energia è definito dall’Autorità per l’Energia ed è pari al prezzo zonale orario. Oltre a questa possibilità si possono anche richiedere i prezzi minimi garantiti che vengono stabiliti ogni anno dall’Autorità per l’Energia. La maggior parte dei proprietari di un impianto fotovoltaico aderisce al meccanismo del Ritiro Dedicato con il prezzo minimo garantito. Nel 2022, tale prezzo era di 40,7 €/MWh - circa 0,04 € per ogni kWh di energia immessa in rete. Certo è che la remunerazione di questa energia tramite il Ritiro Dedicato non è molto conveniente. Ma a questo incentivo si possono aggiungere quelli previsti per le comunità energetiche. La somma dei due incentivi può anche arrivare a 0,17 €/kWh. Lo Scambio sul Posto è più simile ad un rimborso dell’energia prodotta in eccesso dal proprio fotovoltaico ed immessa in rete. Il GSE riconosce una corrispettivo economico per compensare l’energia immessa in rete, se quest’ultima eccede quella prelevata. Tale corrispettivo è variabile, anche se mediamente si aggira intorno ai 0,15 €/kWh ed è quindi più conveniente rispetto al Ritiro Dedicato. Soprattutto perché anche in questo caso vi si possono sommare gli incentivi per le comunità energetiche. Tuttavia, come già evidenziato, lo scambio sul posto non sarà più un’opzione accessibile ai nuovi impianti rinnovabili, anche se rimarrà in vigore fino al 2024 per quelli che già ne usufruiscono. Lo scambio sul posto verrà sostituito in toto dai già accennati incentivi per le comunità energetiche.

Quali sono le differenze tra Scambio sul Posto e Ritiro Dedicato?

Entrambe le opzioni possono essere utilizzate per la gestione dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici, tuttavia si differenziano per alcuni aspetti importanti.

Lo Scambio sul posto conviene di più quando i kWh prelevati dalla rete sono più o meno lo stesso quantitativo di quelli immessi. Pertanto questa soluzione è particolarmente adatta ai contesti residenziali.

Il Ritiro Dedicato, invece, conviene di più quando si è in possesso di grandi impianti fotovoltaici (oltre i 200 kW di potenza) che non sono asserviti a nessuna utenza. In questo caso, infatti, i vantaggi dello scambio sul posto sono superflui in quanto l’energia scambiata con la rete è praticamente nulla. Questa soluzione è quindi più adatta ai contesti aziendali dove è più facile che vengano installati impianti fotovoltaici di grosse taglie.

Qual è l’alternativa più conveniente allo scambio sul posto?

La scelta che può rivoluzionare davvero la spesa energetica, sia in termini di consumo che economici, è abbinare l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo all’adesione a una Energy Community. Questo garantirà di massimizzare il valore dell’energia immessa in rete e di non rimanerne mai sprovvisti, grazie all’autoconsumo istantaneo collettivo.

La partecipazione alle comunità energetiche risulta conveniente anche a chi non ha (ancora) un impianto fotovoltaico: si può decidere di acquistare il solo sistema di accumulo e partecipare alla comunità attraverso l’acquisto e l’accumulo dell’energia come “storer”, oppure si può semplicemente essere consumer e acquistare energia dai membri produttori (prosumer) contribuendo a massimizzare l’autoconsumo collettivo. Qualsiasi sia la scelta, verrà consumata energia pulita, senza sprechi di energia, e con un reale risparmio economico.

Quali sono le agevolazioni previste per gli impianti fotovoltaici nel 2023?

Possono essere agevolazioni indirette (detrazioni fiscali) o dirette (finanziamenti a fondo perduto e incentivi)

Detrazioni fiscali:

  • bonus casa 50% o bonus ristrutturazione - Si tratta di una misura fiscale che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe) e che permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) per interventi edilizi e tecnologici sull’immobile. Compresa l’installazione di pannelli solari su tetto, balcone o facciata con relativi sistemi di accumulo. E’ previsto un limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare.
  • Superbonus -La detrazione 110% rimane solo sugli interventi nelle villette e solo per spese effettuate entro il 30 settembre 2023. Poi l’aliquota si riduce al 90% fino alla fine dell’anno. Bonus direttamente al 90% sulle spese 2023 per il fotovoltaico domestico in caso di condomìni o di proprietari di prima casa. Per quest’ultima opzione, però, il reddito annuo non deve superare i 15.000 euro. L’aliquota di questa detrazione IRPEF passerà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Lo scambio sul posto non è compatibile con questo tipo di agevolazione fiscale.

Finanziamento a fondo perduto:

Reddito energetico - Delibera Cipe 7/2020 -Lo strumento permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli solari domestici a costo zero. L’amministrazione regionale finanzia l’impianto fotovoltaico – acquisto, installazione, connessione, manutenzione, assicurazione – concedendo alle famiglie il diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia elettrica prodotta. In cambio trattiene i crediti maturati nei confronti del GSE per la quota di elettricità non autoconsumata ma immessa in rete tramite ritiro dedicato. Dopo una sperimentazione condotta negli ultimi anni a Porto Torres, in Sardegna, con lo stanziamento dei 200 milioni di euro previsti dalla delibera Cipe, è quindi entrato in funzione questo strumento sotto forma di fondo rotativo. Il fondo è rotativo nel senso che i proventi dell’energia (non immediatamente autoconsumata dai beneficiari, in eccesso rispetto a quella prelevata e remunerata con l’immissione in rete), vanno ad alimentare il fondo stesso, per finanziare l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici presso altre famiglie disagiate. In Sardegna con la legge regionale 13 Ottobre 2022, N. 15 è stata prevista una dotazione finanziaria di 5.000.000 di euro destinata al reddito energetico delle famiglie per ciascuno degli anni 2023 e 2024.

Il PNRR prevede inoltre, incentivi per le rinnovabili e per l’autoconsumo che ammontano a 2,2 miliardi di euro. Tali incentivi serviranno per il sostegno alle comunità energetiche e delle strutture collettive di autoproduzione, nei piccoli Comuni, sostenendo l’economia di aree a rischio di spopolamento.

Che cos'è una comunità energetica?

Una comunità energetica è un gruppo di due o più utenze, di cui almeno una in possesso di un impianto fotovoltaico, che si associano per condividere e consumare localmente l’energia rinnovabile immessa in rete.

Le comunità energetiche sono state introdotte per incentivare il consumo locale di energia rinnovabile. L’obiettivo del legislatore è, infatti, duplice:

  • aumentare la produzione di energia rinnovabile;
  • incentivare anche i consumatori, cioè coloro che non possiedono un impianto fotovoltaico, a consumare energia nelle stesse fasce orarie in cui viene prodotta da impianti geograficamente vicini (energia condivisa). Il tutto con lo scopo di non sovraccaricare la rete elettrica.

Lo Stato, tramite il GSE, riconosce alla comunità energetica due fonti di guadagno:

  • l’energia immessa in rete, che viene pagata al prezzo del mercato dell'energia tramite il meccanismo del Ritiro Dedicato - RID. Tale meccanismo ha garantito storicamente almeno 5 c€ / kWh e ultimamente è aumentato molto a causa della crisi energetica (valore 2022: 30 c€ / kWh);
  • L’energia condivisa che beneficia di un incentivo di circa 11-12 c€ / kWh (110 €/MWh pagata alla CER e 100 /MWh per i gruppi di Autoconsumo collettivo + Circa 9 €/MWh come restituzione oneri di trasmissione e dispacciamento, definito annualmente in misura forfettaria da ARERA.)

Sommando le due componenti, si ottiene un guadagno di almeno 17 c€ / kWh sull’energia prodotta e consumata all’interno della comunità.

Le nuove tariffe incentivanti saranno sempre erogate dal GSE, ma premieranno anche l'energia prodotta dall'impianto, non più la sola energia scambiata con la rete.

In attesa di approvazione del decreto Mase, per cui si attende il via libera della Commissione europea, in materia di agevolazioni e incentivi sulle comunità energetiche rimane valido il decreto MISE del 16 Settembre 2020 che fissa una tariffa incentivante pari a 110 €/MWh per le CER e 100 € MWh per i gruppi di Autoconsumo, per 20 anni.

Chi può accedere agli incentivi dedicati alle comunità energetiche?

  • Gli impianti entrati in esercizio tra il tra 01/03/2020 e il 16/01/2021 aderenti allo scambio sul posto;
  • Gli impianti entrati in esercizio dopo il 01/03/2020 che non abbiano già richiesto lo scambio sul posto;
  • Chi non ha un impianto fotovoltaico.

Chi attualmente non può accedere all’incentivo potrà comunque avere la possibilità di entrare a far parte di una comunità energetica, all'inizio del 2023 quando entrerà in vigore la nuova normativa sulle comunità energetiche.

Infatti, sarà consentito agli impianti preesistenti di essere presi in considerazione ai fini della costituzione di una comunità energetica, se la somma della potenza degli impianti preesistenti rappresenta meno del 30% della potenza totale della comunità stessa. La somma della potenza nominale di tutti gli impianti della comunità. EnergyTeam