Il Regolamento (Ue) 2021/1119, detto anche “Normativa europea sul clima”, si inserisce nel quadro di riforme legislative per l’attuazione del Green Deal europeo e “stabilisce l’obiettivo vincolante della neutralità climatica nell’Unione entro il 2050” (art. 1, par. 2). Gli edifici dell'UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Gli immobili meno efficienti consumano dieci volte più energia di quelli nuovi o ben ristrutturati. Con l’obiettivo di riqualificare il parco immobiliare dell’UE e incrementarne l’efficienza energetica, la commissione europea ha approvato il 14 Marzo 2023, in via preliminare, il testo della direttiva UE “case green”, la nuova versione revisionata della direttiva Epbd (Energy performance of building directive). Il passo successivo prevede il cosiddetto processo del trilogo, cioè la fase di negoziato tra i Paesi dell’Unione e le istituzioni europee per giungere a un’intesa e, quindi, a un testo comune e definitivo.

La direttiva proposta è finalizzata a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Si inserisce nel pacchetto di riforme “Fit for 55 %”, e mira al miglioramento della performance energetica e ambientale degli edifici. Non è stata ancora affrontata la definizione dei finanziamenti, sia europei che dei singoli paesi membri. Prevede l’obbligo di agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori per ogni stato, collocati nella classe energetica G (la più bassa). In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo i dati Istat).

Tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028 e dovranno disporre di impianti fotovoltaici, mentre quelli esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e D entro il 2033. Un salto che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari.

Già a partire da gennaio del 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti nZeb (nearly zero energy buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Gli impianti solari diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali già esistenti. E così via, fino al 31 dicembre 2032 quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti. Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Per il riscaldamento è previsto il divieto di utilizzo di combustibili fossili entro il 2035 e l’abolizione di sussidi per l’installazione di caldaie a combustibili fossili entro il 2024. La direttiva non considera impianti di riscaldamento a combustibili fossili i sistemi di riscaldamento ibridi (pompa di calore e caldaia a condensazione) e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come l’idrogeno o il biometano). Quindi, per queste tecnologie resteranno valide le agevolazioni.

Secondo le stime dell’associazione italiana dei costruttori edili (Ance), su 12 milioni di edifici residenziali oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. Inoltre, dall’ultimo rapporto Enea, circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati. Sempre secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E.

Gli immobili esclusi dalla direttiva europea “case green” appartengono a diverse categorie: edifici e monumenti sottoposti a tutela (immobili storici o dal particolare valore architettonico); edifici collocati in zone vincolate e protette; edifici residenziali usati meno di quattro mesi all’anno o per un periodo limitato dell’anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’utilizzo durante tutto l’anno (ossia le seconde case); gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri; edifici di culto; strutture considerate temporanee (uffici di cantiere e stabilimenti balneari). I Paesi membri potranno chiedere alla Commissione di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici. Potranno essere esentati gli edifici di edilizia residenziale pubblica, dal momento che le ristrutturazioni potrebbero portare a una crescita dei canoni di locazione non compensata da maggiori risparmi sulle bollette energetiche.

Sono previste delle sanzioni in caso di mancato adeguamento, come il divieto di vendita o di affitto delle case. Tra i potenziali rischi vi è anche la perdita di valore dell’immobile. Sul piano operativo saranno gli Stati membri a definire non solo le eventuali esenzioni dalla norma, ma anche tutte le misure e gli incentivi necessari a raggiungere i target stabiliti. Gli Stati membri potranno adeguare gli obiettivi in base all’effettiva disponibilità di manodopera qualificata e alla fattibilità dei lavori di ristrutturazione. Ciascun Paese dovrà redigere un piano nazionale di ristrutturazione che dovrà essere realistico e prevedere anche misure che facilitino l’accesso a finanziamenti pensati su misura, un sistema di premi e vantaggi per chi avvia ristrutturazioni significative, sovvenzioni per le famiglie vulnerabili e anche l’istituzione di punti informativi gratuiti sull’efficientamento energetico edilizio.

Tuttavia, l’entrata in vigore del provvedimento non è ancora vicina; il recepimento degli Stati membri, probabilmente, non avverrà prima del 2025. Dopo il sì dell’Europarlamento, infatti, inizia il negoziato tra Commissione, Parlamento europeo e Governi per arrivare, forse, a luglio ad avere i primi risultati; mentre prima del 2025 è difficile che la direttiva diventi operativa.

L’eurodeputato irlandese, principale relatore della direttiva, Ciarán Cuffe, ha dichiarato: “L'impennata dei prezzi dell'energia ha riportato l'attenzione sull'efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico. Migliorare le prestazioni degli edifici europei abbasserà le bollette e la nostra dipendenza dalle importazioni di energia. Vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni, e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di crescita per l'Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nell'edilizia, nelle ristrutturazioni e nelle energie rinnovabili, migliorando il benessere di milioni di persone che vivono in Europa.” Secondo i sostenitori della direttiva si tratta di un piano finalizzato a creare maggiore efficienza energetica, maggiori risparmi e minore inquinamento. Diversa è, invece, la posizione dell’Italia in quanto gran parte del nostro patrimonio edilizio residenziale è stato costruito prima del 1990 e, quindi, il risanamento profondo degli edifici più vetusti richiederebbe tempi decisamente più lunghi rispetto a quelli decisi dall’Europa. Secondo l’Ance, nonostante le eccezioni, gli obiettivi rimangono irraggiungibili in Italia: le stime prevedono 630 anni solo per raggiungere la classe E per tutte le case, mentre addirittura 3.800 per la D.

Con il progetto Auree “Abaco URbano Energetico degli Edifici” avviato nel triennio 2019-2021 e oggi in prosecuzione per il triennio 2022-2024 nell’ambito del programma di ricerca di sistema elettrico, è stato sviluppato e verrà irrobustito un protocollo orientato all’efficientamento energetico e al recupero del patrimonio edilizio urbano, indirizzato a un contesto italiano di città di medio–piccola dimensione a clima mediterraneo. Il progetto è in piena sinergia con gli obiettivi della direttiva “case green” e prevede di fornire ai cittadini e alle PA uno strumento di supporto nella pianificazione di strategie di intervento. Energy Team