Il vecchio modello di sviluppo è anacronistico e frena la crescita economica. Le città del futuro sono efficienti, con un sistema urbano che beneficia delle moderne tecnologie dell’informazione e che comprende i temi dell’inclusione sociale, della qualità della vita e più in generale dello sviluppo sostenibile. Non a caso nel 2019 il Global Parliament of Mayors ha presentato una risoluzione alle Nazioni Unite su come “responsabilizzare le città per far fronte alle sfide globali“.

Le città sono il fulcro dello sviluppo culturale, scientifico ed economico, ma rappresentano anche il promemoria delle sfide ambientali e socio-economiche da sostenere. Dal 2007 più della metà della popolazione mondiale vive in centri urbani di medie-grandi dimensioni. Nel 2030 si prevede che il valore salga almeno al 60%.

Pur occupando appena il 3 % della superficie terrestre, le città sono responsabili di circa il 70% delle emissioni di gas serra e consumano il 75% dell’energia e delle risorse dell’intero pianeta. Numeri che fanno comprendere come sia imperativo che le città si riorganizzino per ridurre il traffico, abbattere le emissioni, riqualificare gli edifici energivori e inquinanti.

L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 11 delle Nazioni Unite è convertire le città e le aree metropolitane da centri di aggregazione a “centrali di crescita economica”: inclusive, sane e sicure, resilienti e sostenibili, anche dal punto di vista sociale-ambientale.

La nuova Agenda Urbana – adottata nel 2016 a Quito (Ecuador) durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano sostenibile – fornisce una tabella di marcia nelle nostre città per i prossimi 20 anni. La sua attuazione prevede maggior attenzione per i centri urbani con minori capacità e risorse istituzionali, promuovendo coalizioni strategiche a supporto delle iniziative a livello locale. Su 169 traguardi di sviluppo sostenibile circa 110 richiedono l’impegno diretto di istituzioni e autorità governative locali, per avviare politiche e investimenti strategici utili a assicurare un’erogazione efficiente dei servizi alla cittadinanza.

Il 10-20% del patrimonio edilizio urbano è inutilizzato e tale percentuale sale nelle periferie. Il recupero e la valorizzazione degli edifici più antichi, non più adeguati ai requisiti funzionali contemporanei, può contribuire a rilanciare lo sviluppo socio-economico della città, anche in contesti interessati da fenomeni di degrado o di abbandono e ghettizzazione.

L’efficientamento energetico può dare l’impulso economico necessario per il recupero e l’adeguamento tecnologico del patrimonio edilizio; tuttavia in tessuti urbani consolidati, specialmente quelli storici o interessati da alti valori di tipo paesaggistico, il processo di recupero sostenibile è particolarmente complesso e interessa, a più livelli, attori istituzionali e singoli cittadini.

La Commissione europea ritiene il miglioramento della efficienza energetica degli edifici un elemento chiave per tagliare con successo il traguardo per il 2050. Nonostante la diffusione di esempi di nuovi eco-quartieri, in Europa il patrimonio edificato è ancora prevalentemente costituito da vecchi edifici con limitate prestazioni energetiche, con un valore medio di fabbisogno energetico considerevole. In Italia il 67% della popolazione vive nelle città e i consumi residenziali costituiscono il 33% del totale dell’energia consumata.

La mancanza di conoscenza limita il processo di efficientamento, perché impedisce di definire a priori il potenziale di un edificio, generando incertezza tra tutti gli attori coinvolti: operatori, fruitori dell’edificio, investitori e pubbliche amministrazioni. Sia i fruitori che gli stessi operatori possono ignorare le opportunità offerte dalle attuali tecnologie di efficientamento. Gli investitori spesso devono effettuare previsioni e analisi di fattibilità, così come le pubbliche amministrazioni richiedono di conoscere la consistenza e le caratteristiche della loro città, in modo da impostare opportune azioni incentivanti, adeguare i regolamenti locali e, in generale, farsi promotori del territorio in maniera informata ed efficace. Per supportare il processo di recupero sostenibile del patrimonio edilizio è perciò strategico costruire un processo di conoscenza dinamico e condiviso, che favorisca la nascita di iniziative trasversali capaci anche di generare sviluppo socio-economico.

In questo contesto si inserisce il progetto triennale AUREE – Abaco URbano Energetico degli Edifici – finanziato dalla Ricerca di Sistema Elettrico nazionale e portato avanti da Sotacarbo in collaborazione con l’Università di Cagliari e più precisamente con i Dipartimenti di Ingegneria civile, ambientale e architettura (DICAAR), Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali (DIMCM), Ingegneria elettrica ed elettronica (DIEE).

Cityscape notturno di Carbonia da Monte Leone

Cityscape notturno di Carbonia – foto di Giovanni Corona  da Flickr (CC BY-NC-ND 2.0)

Il progetto, attualmente al suo secondo anno di attività, ha lo scopo di ideare e mettere in pratica uno strumento di supporto per sostenere la riqualificazione sostenibile del patrimonio edilizio, così da agevolare il processo decisionale negli interventi da eseguire.

Tra gli obiettivi della ricerca, vi è la creazione di un portale web ad accesso libero, multiutente, che funge da mezzo di comunicazione e coinvolgimento degli attori locali. Il portale sarà un vero e proprio archivio di documenti e informazioni. Chi usufruirà del portale potrà esplorare e consultare i dati messi a disposizione, ma anche fornire il proprio riscontro, dando informazioni sulla propria abitazione, sulle aspettative in vista di un eventuale intervento di efficientamento. In questo modo si realizzerà una rete di conoscenza dinamica, capace di alimentare e aggiornare i suoi contenuti con l’interazione attiva degli utenti del portale e con i dati ricavati da attività specifiche di audit e monitoraggio.

Se il primo anno di attività è servito per la definizione del metodo, col secondo si è entrati nella fase sperimentale, che ha per oggetto il contesto urbano e territoriale della città di Carbonia. L’analisi si svolgerà tramite audit energetici semplificati a campione (diagnosi preliminare), nel caso di edifici residenziali, mentre nel caso di edifici pubblici, tramite la documentazione disponibile dalla Amministrazione Comunale, con audit più approfonditi (diagnosi standard) per alcuni edifici rappresentativi (scuole, uffici, musei, biblioteche, etc.).

Il coinvolgimento di cittadini, studenti, operatori del settore e istituzioni è fondamentale e l’importanza sarà evidente nel terzo anno, quando la partecipazione della popolazione di Carbonia sarà indispensabile per la messa a punto del portale, per la realizzazione di interventi e, soprattutto, del risparmio energetico ed economico conseguito dalla cittadinanza.

Il primo riconoscimento dell’importanza di progetti con queste ambizioni è arrivato da Martina Otto,  capo dell’unità Cities del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), nel corso del World Urban Forum (WUF) ospitato a Abu Dhabi lo scorso febbraio: “L’ambiente è un filo d’oro che collega la cultura e l’innovazione. Come affrontare il cambiamento climatico deve diventare parte delle strategie di conservazione dei nostri edifici storici, così dobbiamo trovare ispirazione nelle tradizioni, siano esse tecniche di costruzione tradizionali o forme urbane per costruire le città del futuro. Attraverso l’innovazione, possiamo creare i percorsi per rendere le nostre città a zero emissioni di carbonio, efficienti in termini di risorse e resistenti. Mentre la popolazione umana continua a crescere e il pianeta affronta minacce senza precedenti a causa dei cambiamenti climatici, c’è un bisogno fondamentale di una pianificazione urbana sostenibile”. EnergyTeam